“Seppur sin da bambina abbia provato ed amato ogni forma d’arte possibile ed immaginabile (dal teatro comico, alla danza moderna, fino al pianoforte classico) sono sempre state le arti figurative quelle che mi hanno più affascinato e quelle verso cui avevo una predisposizione naturale. Il disegno è sicuramente la forma espressiva che mi accompagna da più tempo, ma non è quella con cui ho cominciato. Quando ero piccola infatti mi affascinavano molto le forme delle lettere, che scrivevo in tutte le direzioni riempiendo fogli su fogli. Mi divertivo a comprendere cosa rendesse simmetrica una A rispetto al solo asse verticale e come invece una Z potesse diventare una N se ruotata opportunamente. Adesso studio Design della Comunicazione al Politecnico di Milano e devo dire che non avrei potuto scegliere percorso migliore.
Descrivi con 3 aggettivi il tuo stile. Naturale, bilanciato e senza dubbio intimo. Lo stile con cui realizzo i miei disegni non si discosta molto dalla realtà e non intende farlo. I miei lavori non sono una descrizione fredda e oggettiva del mondo, ma un’esaltazione dell’equilibrio armonioso degli opposti che lo contraddistinguono, come caldo e freddo, chiaro e scuro. Nelle rappresentazioni a colori associo tinte dissonanti restituendo un’atmosfera ricca di una tensione quasi surreale mentre nei disegni in bianco e nero sfrutto il bilanciamento tra i vuoti e i pieni, bianchi e neri, per restituire un senso di equilibrio.
Con le tue illustrazioni quale messaggio desideri trasmettere? Con i miei disegni voglio invitare le persone ad avere attenzione e ad accorgersi più di frequente della semplice bellezza delle cose che li circondano. Non vorrei sottolineare nessun aspetto particolare del mondo e tanto meno denunciarne una qualche particolare caratteristica culturale o sociale: vorrei solo mettere a servizio la mia sensibilità affinché gli altri possano cercare la meraviglia di cui io quotidianamente mi sorprendo e da cui costantemente siamo circondati.
uale corrente/artista ti ha ispirato maggiormente? In termini di stile sicuramente il disegnatore che mi ha influenzato di più è Sergio Toppi. Oltre a lui Cezanne, Angelo Morbelli, il realismo magico di Felice Casorati ed Edward Hopper. Come autori più contemporanei direi invece Andrea Serio e Giordano Poloni.
Quanta consapevolezza hai del tuo talento d’illustratrice? Per quanto la mia passione per il disegno sia grande e abbia sicuramente una dote naturale, il livello di consapevolezza del mio talento da illustratrice deve ancora crescere: a mio parere infatti, non basta essere abili disegnatori, bisogna innanzitutto avere uno stile riconoscibile e flessibile, e in secondo luogo essere capaci di trasformare una bella rappresentazione in una comunicazione efficace.
Come professionista aspiro ad avere identità verticale rispetto alle varie tecniche, a capire quale sia il valore aggiunto che accomuna tutte le mie illustrazioni a prescindere dai diversi contenuti e forme.
Nel tuo processo creativo quali tecniche prediligi? Ho cominciato lavorando ad acquerello ma ho poi sperimentato sempre nuove e diverse tecniche: dal disegno a penna, fino all’incisione. Nonostante sia una nostalgica amante dell’analogico, oggi lavoro molto in digitale (per comodità principalmente) e trovo sia comunque uno strumento molto potente.
Non ho interesse a specializzarmi in una pratica specifica perché trovo che ogni linguaggio abbia una sua potenzialità e bellezza: la mia volontà è più quella di apprendere più tecniche possibili, cercando di capire le caratteristiche di ciascuna e valorizzarne le specificità a seconda dei differenti contesti.
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